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Archive for dicembre 2011

Comprendere la società moderna attraverso il cinema; nel ’72 c’era chi vedeva chiaramente ciò che, pienamente, stiamo vivendo oggi.

Una delle più accreditate definizioni d’informazione è “la capacità di diminuire lo stato d’incertezza sul mondo”. Semplice, lineare. E’ una sorta di punto di vista semiotico, informazione come aggiunta di significati a una parte di mondo che non conosciamo.
Guardiamola da una prospettiva diversa, filosofica direi: informazione come aumento della libertà dell’uomo. Ciò che non conosciamo non è un’opzione per il nostro agire. Anche qui semplice, lineare.

Ma cosa succede quando l’informazione è più “colorata” del solito?
Sgombriamo subito il tavolo dalla pretesa, naif e ingenua, di un’informazione neutra; semplicemente non esiste. Selezionare, posizionare, contestualizzare è già proporre un punto di vista.
Colorata, invece, vuole dire asservita a obiettivi altrui; ancora meglio, obiettivi altrui non espliciti e magari “altri” rispetto all’informazione come diminuzione dello stato d’ignoranza-incertezza.

Succede di continuo, lo sappiamo, e sappiamo anche chi lo fa e come lo fa. Ma, ancora oggi, questa conoscenza non impedisce il fatto che presso una certa fetta di popolazione il medium cui si fa riferimento (che può essere un quotidiano o un telegiornale) è ancora ammantato di una rispettabilità e un’autorevolezza che non gli competono; o che perlomeno non dovrebbero competere a un’informazione subdolamente colorata.

Entrino, a questo punto, Bellocchio e Volontè, che non hanno bisogno di presentazioni, quindi non ne facciamo. Entri anche il film-capolavoro che li vede protagonisti, “Sbatti il mostro in prima pagina”.
Si tratta di una pellicola che nel suo essere quasi didascalica sull’argomento illustra in maniera cristallina questa problematica.
Il protagonista, un direttore esecutivo di un quotidiano schierato (un Volonté strepitoso), conscio degli effetti del tipo di giornalismo che perpetra, ci spiega, lungo tutto il film, l’utilità sociale del suo lavoro “sporco”. Lontano da una semplice esposizione di una tesi monocorde, Bellocchio ci mostra tutta la carica esplosiva della contraddizione tra ordine costituito e completa e consapevole partecipazione democratica. Tuttavia, la tesi è chiara e il dito è puntato su chi gioca tra le pieghe della complessità della società umana per trarne vantaggi personali.

Ecco che quindi il capolavoro di Bellocchio è oggi più attuale che mai nel mostrarci una società spaccata in due: chi sa e chi non sa. E chi non sa non ha un problema di scarsa quantità d’informazione ingurgitata, ma di vero e proprio avvelenamento mediatico; chi ha cucinato quelle informazioni ci ha messo ingredienti nocivi all’uomo come essere libero e pensante. Sottoposto a questa dieta l’uomo diventa, piano piano, qualcosa di diverso.

Diventa “massa”, un elemento che si definisce per l’impossibilità di distinguerne gli elementi che la compongono e per l’acquiescenza nel seguire lo status quo.

E’ un modo di costruire un ordine, una tranquilla sonnolenza in cui ogni mattoncino della piramide ha un posto in cui stare, sempiterno. E se poi ci si vuole guardare in giro, per capire magari, sarà l’informazione a dirci che va tutto bene, che niente è cambiato e che è corretto perpetrare quest’ordine ancora, per sempre.

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